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17 Aprile 2025La Corte di Cassazione è intervenuta in materia successoria definendo i limiti entro i quali risulta possibile il prelievo di somme da conti correnti cointestati oggetto di successione ereditaria. Nello specifico la Superma Corte ha fatto luce circa la corretta ripartizione dell’importo insistente sul conto tra tutti gli aventi diritto e, segnatamente, sul regime di restituzione delle somme prelevate dal coerede cointestatario.
Nel caso che ci occupa due eredi legittimi del de cuius, deceduto senza lasciare testamento, adivano il Tribunale di Bergamo al fine di veder condannata la sorella e la madre alla restituzione delle somme e dei titoli dalle stesse indebitamente prelevate da conto cointestato con le stesse. Il Tribunale ha respinto tutte le domande.
Adita la Corte d’Appello, la sentenza veniva integralmente riformata, chiarendo come le somme controverse fossero di esclusiva proprietà del de cuius il quale, cointestando il conto alla figlia, non aveva inteso effettuare una donazione indiretta, dovendo la convenuta restituire alla massa l’intero importo di cui si era appropriata.
La questione è giunta dinanzi alla Suprema Corte, la quale si è pronunciata chiarendo come già la Corte d’Appello avesse correttamente ritenuto superata la presunzione di comproprietà delle somme giacenti sui conti cointestati, evidenziando che la provenienza degli importi e dei titoli, appartenenti esclusivamente al de cuius, trovasse riscontro negli estratti conto tempestivamente prodotti, da cui emergeva che quegli importi erano frutto di investimenti effettuati dal defunto o provenienti dalla pensione del medesimo.
La Corte, pertanto, ha confermato quanto stabilito dalla Corte di Appello circa la titolarità esclusiva delle somme presenti sul conto corrente cointestato con la figlia in capo al defunto genitore, tuttavia ha accolto il motivo di ricorso dalla stessa promosso in merito all’erroneità dell’addebito dell’intero importo dei prelievi effettuati dalla medesima, senza che fosse verificata l’effettiva destinazione delle predette somme.
La ricorrente, difatti, ha sostenuto che le somme dalla medesima prelevate dal conto cointestato fossero state destinate all’assistenza dei genitori.
A tale proposito la Corte di Cassazione ha ritenuto che tale valutazione, fosse assolutamente rilevante nella fattispecie e, solo dopo tale accertamento, si sarebbe potuto determinare l’importo da restituire alla massa ereditaria. Come chiarito da costante Giurisprudenza, tale prova potrà essere fornita anche tramite presunzioni, purchè gravi, precise e concordanti.
Al fine di svolgere compiutamente tale analisi, la Corte ha evidenziato i seguenti elementi di fatto da tenere in considerazione: la ricorrente era priva di redditi e la stessa si era da sempre occupata della cura dei genitori. Pertanto, l’impiego della liquidità risultava coerente con tali esigenze.
Alla luce di tali considerazioni, la Corte di Cassazione ha ritenuto non conforme l’addebito alla ricorrente dell’intero importo dei prelievi risultanti dalla documentazione contabile, statuendo che il corretto importo da restituire alla massa ereditaria dovesse essere stabilito solo a seguito di un accertamento dell’impiego della liquidità.
Avv. Cecilia Di Guardo